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lunedì 19 dicembre 2016

LA RAZIONALITA' DEL COCCODRILLO #30

Candido
di disagio, sportelli e lacrime

“Ti ha dato fastidio?”
“No. Nemmeno ricordo come si chiamava”
“Lucrezia”
“Ah, vero... mi è rimasta più impressa Sonya. Più intraprendente...”
“Più intraprendente?”
“Non hai idea, appena siamo usciti dalla casa di quel coglione...”
“No, no, fermo lì. Già il fatto di essere stato con una su cui hai messo le mani addosso mi dà... mi dà... come un senso di sbagliato... di sordido...”
“Il mio fratellino candido”
“Candido un cazzo! Se ci penso non sono a mio agio, tutto qui”
“Però immagino che quando ti ha messo le mani nelle mutande non ti ha creato tanto disagio”
“… non hai tutti i torti”
“Però è davvero bellina, Lucrezia. Mi dispiace ricordarmi così poco”
“Mi ha detto di essersi addormentata subito”
“Mi pare di sì… non ricordo nemmeno di averla spogliata…”
“Ma allora lo fai apposta?”
“Ok, ok, ok. Basta poco per farti innamorare…”
“Non sono innamorato ma di sicuro non mi lascia indifferente!”
“Con quelle tette... quelle lentigini... e quel culo...”
“Dai, cazzo, piantala! Cioè, hai ragione, c'è anche quello, ma è più quel fare così...”
“… da troia?”
“No, avrei detto da gatta”
“C’è differenza?”
“E su! Semplicemente non è ipocrita. È tutto il contrario di Caterina, insomma”
“Caterina è una suora cagna ipocrita?”
“Cagna?”
“Beh, se l'altra che è il contrario è gatta...”
“Sai che forse hanno ragione i ricercatori di Harward?”
“Eh?”
“Il primo figlio è sempre il più deficiente!”
“E ti servivano i ricercatori di Harward? No, ma seriamente, che vuoi dire con la cosa di Caterina? È successo qualcosa ieri?”
“Il delirio lo ricordi?”
“Vagamente, ricordo che stavo per scambiarmi la saliva con quella sbagliata. Ricordo di aver insultato l'Idiota, ricordo che lui se l'è presa con Caterina. Poi quelle mi hanno portato via, ma il resto non vuoi che te lo racconti”
“Esatto”

Gli raccontai quindi del proseguo della festa.

“Fammi indovinare, a questo punto lei ti ha sbottonato i pantaloni, ha visto un geco ed è andata via?”
“Sei veramente il re dei dementi... dammi 5 minuti e trovo un istituto che potrebbe aiutarti…”
“No, ti prego! Non mandarmi via! Potrebbero chiudermi in una stanza di un metro quadro e abusare di me nei giorni dispari!”
“Non penso esista nessuno così disperato da abusare di te!”
“Beh, Sonya e Lucrezia direbbero il contrario”
“Eddai!!!”
“eheheh Insomma, l'hai abbracciata e...?”
“E ha smesso di piangere”
“E...?”
“E ha tirato su il viso e ci siamo guardati”
“E...?”
“L'ho baciata”
“Grandissimo!!! Lingua in bocca e mano sulla tetta!!! Tu mi riempi d'orgoglio!”
“Non sono stato proprio così diretto…”
“Vabbè, bravo uguale!!”
“Bravo una sega! L’ha presa male. Malissimo. Mi ha spinto via... per quanto si può spingere via uno seduto in macchina e si è rimessa a piangere. Ho provato a riconsolarla ma si è messa a urlare come una matta ‘NON TOCCARMI!!! VAI VIAAAA!!!!’”
“Ma non eravate in macchina nostra?”
“Sì. Infatti la cosa, oltre ad avermi stizzito un po', mi ha messo a disagio. Non sapevo se farle notare che, in realtà, era lei a doversene andare”
“E poi?”
“E poi niente. Sono uscito dalla macchina, mi sono seduto sul cofano e ho aspettato si calmasse”
“Hai aspettato si calmasse…” Nib aveva gli occhi al cielo.
“Sì, ho giocato al solitario sul telefono. Mi ha aiutato a calmarmi, a non sentirmi un cretino e a non considerare lei una matta”
“Hai giocato al solitario…” Nib mise le mani sul viso.
“Sì, sei sordo? Ho giocato al solitario!”
“Quella che definisci la donna della tua vita è in macchina tua, che piange a causa sua anche se pensa sia per colpa tua e tu giochi al solitario seduto sul cofano della tua macchina!?”
“Ho fatto una cazzata?”
“No. Se tu avessi fatto una cazzata non ci sarebbero problemi. Ne hai fatte decine e via via più gravi. Questa cosa amplia di parecchio la portata del termine ‘cazzata’”
“Che avrei dovuto fare secondo te?”
“Continuare a baciarla. Tenerla stretta. Avrebbe funzionato. Ancora prima avresti dovuto dare un cartone all'Idiota e abbracciare Caterina davanti a tutti”
“Sì, e magari poi fuggire a cavallo verso il tramonto…”
“A saper andare a cavallo…”
“La vita non è mica un film…”
“ogni tanto dovrebbe esserlo…”

Restammo un po' in silenzio.

“Ma insomma, poi?”
“Poi mi ha fatto cenno di rientrare”
“Tu ovviamente sei rientrato subito?”
“Sì, ho lasciato pure una partita a metà”
“E cosa ti ha detto?”
“Che mi perdonava, che un po' mi capiva”
“Un po' ti capiva…”
“A me ha fatto più incazzare la storia che mi perdonava”
“Ce n’è abbastanza per rimettere su il tribunale a Norimberga”
“Ma non è tutto. Mentre mi diceva sta stronzata, le suona il telefono”
“Non mi dire che...”
“Sì. E sai cosa risponde lei?”
“Non me lo dire...”
“Amore, sì, scusami, ora torno”

Nib mollò una decina di bestemmie

“È quello che ho detto anch’io. E non l'ha presa bene”
“LEI?!!?! LEI non l'ha presa bene?!?”
“Ha detto ‘e ora bestemmi pure?’”
“Non so se voglio che continui...”
“Le ho anche detto che allora si meritava di essere trattata in quel modo”
“Ah, ti sei tolto un sassolino dalla scarpa...”
“Le ho anche fatto notare che a sua volta stava trattando l'unico che cercava di starle vicino e volerle bene gratis come un criminale. E si è incazzata ancora di più”
“Strano, di solito sentirsi rinfacciare le cose fa piacere…”
“E beh, dai, ho fatto male?”
“... Lei che ha detto?”
“Ha detto che come tutti gli altri voglio solo scoparmela, che ha sbagliato a dirmi le cose che mi aveva detto, a darmi la confidenza che mi ha dato e bla bla bla”
“Direi che sì, hai fatto male… poi che è successo?”
“E poi ha aperto lo sportello ed è uscita dalla macchina”
“Finita qui?”
“No.”
“Ti pareva...”
“Ho aperto lo sportello e con voce serissima le ho detto ‘Caterina, pensa bene alle scelte che fai’ poi ho richiuso e sono tornato a casa sfranto”
“La devi smettere con questo vizio di voler avere l’ultima parola. Possibile che tu dica o faccia solo stronzate?” stava ridendo
“Che ti devo dire… lì per lì… poi sono tornato a casa furente di rabbia”
“E hai trovato Lucrezia”
“No, lei l'ho trovata la mattina”
“Penso che ti farà bene frequentarla un po'”
“A te non crea problemi?”
“Affatto”
“Sicuro?”
“Dai, eravamo semplicemente tutti ubriachi ma non abbiamo fatto niente di male. E non penso che Caterina sia una cagna ipocrita... nel senso non nell'accezione normale. Se Lucrezia è gatto, Caterina è cane, quello intendevo... e no, non penso sia ipocrita, semplicemente mi sa di parecchio incasinata. La cosa importante è che tu non ti faccia trascinare verso il fondo. Lucrezia ti farà bene”
“Lo hai già detto. Ripeti sempre le stesse cose, come i vecchi”

“Io sono quello vecchio”

CAPITOLO 31

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