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lunedì 10 ottobre 2016

LA RAZIONALITA' DEL COCCODRILLO #20

Silenzi
di zen, biscotti e pause

La portai in una sala da tè.
Il termine “sala” non rende l’idea, era un posto simile a un pub elegante, dove invece di birra servivano tè da abbinare con biscotti strani. Tutto molto zen, rilassato, silenzioso, sotto l’insegna “il profumo dell’acqua”.

Mi resi conto che avevo avuto un gran culo, era il locale perfetto e mi era venuto in mente per caso, cercando di richiamare alla memoria dei posti in zona. Entrammo, Caterina si sedette ad un tavolo riparato, la cameriera ci portò i menù con centinaia di tipi diversi di tè e dolcetti da abbinare.

Dopo aver sfogliato le pagine ruppi il silenzio:

“Sono nel più profondo delirio decisionale”
“Anch’io… non ci capisco niente… però questo sembra buono…”
“Quello alla frutta? Sì forse, hai ragione… scegliamone due diversi però…”
“Allora io prendo questo e tu questo qui!” mi disse indicando sul menù.

Mi adeguai, ordinammo e restammo in silenzio, guardandoci attorno. Finché non arrivarono i nostri tè. Sul vassoio c’erano due piccole teiere in ghisa, piene di acqua bollente e con le foglie in infusione e due mug diverse fra loro sia di forma che di colore.

“Forse ora il giaccone puoi toglierlo…” le dissi.
“Eh??! Oddio!! Non mi ero resa conto di essere ancora tutta infagottata, stavo così bene al calduccio! Però mi sa che hai ragione…” iniziò a spogliarsi ridacchiando. Nel frattempo arrivarono anche i dolcetti: biscotti per me e una torta soffice per lei.

“E così ti mancavo ma non ti mancavo…” dissi quasi fra me e me.

Caterina arrossì, ma non disse nulla, prese la sua teiera, si versò un po’ di infuso nella tazza e respirò il vapore con occhi chiusi ed espressione godereccia. Poi mi guardò. Seria. Sguardo fermo su di me che facevo finta di nulla versandomi il tè a mia volta:

“Perché sei sparito?”

Avendo cura di non ricambiare il suo sguardo e con fare distratto, mentre giravo pigramente il mio infuso con un cucchiaino, risposi:

“Vuoi la verità?”
“Sì”
“Sicura?”
“Sì”
“Sai, spesso la gente pretende una risposta sincera salvo poi offendersi quando questa non è all’altezza delle aspettative. Quindi a volte, per quanto non mi piaccia, preferisco censurare la realtà, dare una risposta di comodo o rispondere quello che gli altri vogliono sentirsi dire…”
“Non ti ho chiesto se mi trovi ingrassata…”
“Ecco, nel tuo caso avrei risposto sinceramente un no, comunque hai centrato il punto…”
“Non stai rispondendo”
“Mi è difficile rispondere. La domanda traccia un bivio e la risposta può portarmi in territori inesplorati che potrebbero non piacermi affatto”
“Non piacerebbero nemmeno a me?”
“Penso di no. Però c’è una risposta, che magari non ti piacerebbe lo stesso, ma ci porterebbe su un percorso già abbondantemente mappato e sicuro, lasciandoci esattamente così come siamo.”
“Ma sarebbe sincera”
“Probabilmente no”
“Quindi devo scegliere fra due risposte che potrebbero non piacermi?”
“Sì… ”
"Ma che ne sai? È tutta una tua presunzione. Tu hai deciso che delle risposte potrebbero piacermi, altre no, altre non si sa... "
"Vero, ma anche tu avrai qualche idea su quello che vorresti che ti rispondessi e su quello che non ti piacerebbe"
"Forse... so cosa vorrei che mi dicessi, ma so che non lo dirai e non sono nemmeno sicura che mi piacerebbe... in fin dei conti mi mette un po' paura pensarci..."
"Quindi?"
“Quindi scelgo la risposta non di circostanza… quella più sincera… la verità insomma!”
“Pur tenendo in gran conto la tua preferenza, non è detto che invece a me vada di rischiare, in fondo una risposta di circostanza non avrebbe ripercussioni di nessun tipo”
“Quindi?”

Morsi un biscotto. Lo masticai lentamente. Lo assaporai (cristo se era buono!). Caterina mi guardava fisso, potevo vedere i suoi pensieri muoversi freneticamente, mentre con una mano nervosa disintegrava la tovaglietta di carta.

“È per colpa tua” risposi a bruciapelo, visto che tutti i miei tentativi di prendere tempo erano andati male

Decisi per la risposta più complicata. La verità. Senza censure. Cosa potevo rischiare? Un’ustione in faccia da tè bollente per poi non rivederla mai più? Non vederla più era proprio quello che tentavo di fare da un pezzo, quindi non rischiavo niente.

“Cosa?! Cos'è colpa mia?”
“Se sono scomparso”
“...”

fa sempre effetto lasciare qualcuno senza parole. E ammetto che in quella circostanza ci provai più gusto del solito.

“Ma cosa ti ho fatto?”
“Mi piaci. Mi piaci molto. Ho provato a far finta di nulla ma non ci riesco, quindi mi sono allontanato…”

Restammo in silenzio, ognuno concentrato sulla sua tazza e sul dolce.

“... e io che pensavo mi considerassi una cretina… e... e ora capisco anche perché Nib si comportava così quando gli chiedevo di te… e…” e sorrise.
“E… ?”
“...niente...”
“Ok, hai avuto la tua dose di verità, finiamoci la merenda e poi ognuno per la sua strada, in pace per quanto possibile...”
“Perché?”
“E me lo chiedi pure?”
“Non lo capisci?”
“Cosa devo capire?”
“Anche tu mi piaci”
“Rus vuxcvxjklhjjlhg sg lògzkg?” dissi così, giuro. E i pensieri in quel momento non erano affatto più limpidi.

CAPITOLO 21

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