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lunedì 3 maggio 2010

trilobite


Un’amica, nel suo blog, scrive questo. E io mi ci ritrovo in pieno. Più che un dinosauro mi sento un fossile, uno a caso... facciamo un trilobite. Sto lì. Fermo immobile. Osservo, vedo, rifletto, traggo conclusioni, ma lì restano finché le scordo. Tempo, cose, persone mi scorrono davanti e non ho voglia/modo/tempo/capacità di fissare il tutto, nero su bianco o a chiazze di colore da qualche parte. 

Quando ci provo, quando mi dico “eh no, caro mio, ora ti metti lì, e invece di fare le cose inutili che stai facendo, dedichi 10 minuti a scrivere qualche cazzata” è il momento in cui mi sento una vecchia di campagna che si ritrova in una metropoli, in mezzo al traffico. Mi sento inadeguato, improvvisamente non so più di cosa scrivere e se ho un’idea non so più come scriverla, come rendere il pensiero lineare, come renderlo un minimo frizzante se non divertente. Finisce che magari scrivo, e il tutto alla fine sembra solo un banale piagnisteo intriso dell’atmosfera da sabbia mobile in cui sono immerso per circa 8 ore al giorno.

Penso a non troppo tempo fa, quando non solo riuscivo a scrivere una cosa diversa al giorno, ma la scrivevo mediamente in modo decente e, soprattutto, avevo una lista di cose già scritte e idee abbozzate a cui attingere nei giorni di magra. Non sto sicuramente lavorando più di 2-3 anni fa, non ho una vita tanto più piena, eppure ho il cervello fossilizzato, anzi, una parte sola del cervello è fossilizzata, quella creativa.

Forse è solo un meccanismo di difesa, per far fronte allo stress quotidiano è necessario tenere un stand by tutto il resto sfruttando ogni dannato minuto senza tensione per depressurizzare.

Oppure sto invecchiando.

So che c’è altra gente in questa situazione e so anche che è necessario trovare una soluzione... una soluzione che non contempli proiettili, esplosioni o attese sarebbe sicuramente apprezzabile.

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