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giovedì 13 maggio 2010

che fare?


Nei commenti a un precedente post mi si provoca garbatamente. Mi si chiede “Quanti immigrati dovremmo accogliere oltre ai 5 milioni circa che ci sono già,e di questi, una volta dentro, non dovremmo rimandarne a casa nessuno, nemmeno quelli che delinquono?”

Bene. La domanda parte dal mio commento sull’affermazione del Sindaco di Moratti per cui un clandestino senza un lavoro è naturalmente portato a delinquere. L’affermazione, per il sottoscritto è demenziale, perché chiunque, clandestino o no, pur di mangiare arriva facilmente a delinquere. Gli Italiani sono un passo avanti e delinquono e basta, ma questo non c’entra e poi è una battuta troppo facile e poi l’ha già fatta sicuramente meglio qualcun’altro.

Tornando alla domanda di cui sopra, io la risposta non ce l’ho. Per me i delinquenti devono stare in galera, chi è qui illegalmente e delinque venga pure rimandato a casa, ma definire delinquente di default il clandestino non mi sta bene. Non può starmi bene. Direi che non dovrebbe star bene a nessun individuo che si autoconsideri “civile”.

Vi risparmio la solfa del Paese è stato un crogiulo di gente diversa e l’ennessima ode agli italici primati positivi derivanti da questa bella mescolanza di genti e razze. Mi limito ad osservare che di stranieri ne arrivano e ne arriveranno anche in futuro, con buona pace di Calderoli e dei druidi Celti. Aggiungo che credere alla palla che questi vengano a rubarci femmine e lavoro è, come dire, ingenuo, esattamente come lo è credere alla storia che sia colpa loro se siamo un paese al collasso.

La mia soluzione? Non so se è una soluzione, ma penso che chi arriva abbia diritto a una possibilità di integrazione, vale a dire, almeno, ad imparare la lingua e un mestiere (curiosamente avviene in tanti di quei paesi che tendiamo, a torto o a ragione, a considerare civili). A quel punto le sue azioni decideranno per lui. Se sbaglia paga lui, se non sbaglia vinciamo tutti insieme. Un nuovo cittadino, un patrimonio genetico e culturale da dividersi, un lavoratore che paga le tasse e che farà dei figli che mi pagheranno la pensione.

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