Citazione

giovedì 25 marzo 2010

incommensurabile


Dice Bagnasco che la vita umana dev’essere difesa innanzitutto dal delitto incommensurabile dell'aborto e che questo è uno dei valori non negoziabili in base al quale i cattolici dovranno votare. C’era da scommetterlo che saremmo ritornati al “Dio vi vede e Stalin no”.

Quando l’hanno accusato di fare campagna elettorale, ha detto che la disoccupazione è brutta quanto l’aborto... quindi è un delitto incommensurabile... ma il delitto è essere disoccupato o è il “disoccupare” qualcun altro?

Nel frattempo il papa ha detto che si vergogna e che i preti irlandesi sono degli sporcaccioni. Ovviamente ha dovuto dirlo perché la merda è finita nel ventilatore.

Prendi ad esempio il Wisconsin, prendi un prete e prendi dei bambini sordi. Sembra una barzelletta di quelle scorrette, in realtà il prete del Wisconsin pare abbia abusato, nell’arco di 27 anni, di 200 ragazzini. Il reverendo Lawrence C. Murphy non ricevette mai alcuna punizione o sanzione venendo invece trasferito in segreto in alcune parrocchie e scuole cattoliche, prima di morire nel 1998. 

Non fu punito perché non incidere sulla sua salute precaria (!) e perché dopo le prime segnalazioni non ce ne furono altre. E indovinate un po’ chi era a conoscenza di tutto ciò? Un certo Cardinale Ratzinger, quello che da papa ha detto di vergognarsi (che mi pare il minimo), e un certo Cardinale Tarcisio Bertone.

Personalmente sono stufo di parlare di incoerenza e ipocrisia, quindi mi limito a sottolineare i fatti:

1. l’aborto è un delitto incommensurabile ed è un valore non negoziabile;
2. il diritto al lavoro è sacro;
3. inchiappettare ragazzini non è un delitto incommensurabile, di conseguenza siamo davanti a un valore negoziabile, che non vale poi così tanto;
4. il fatto che un tuo confratello inchiappetti ragazzini è qualcosa che, nella peggiore delle ipotesi, può provocare vergogna e sdegno ma solo se questo ha ritmi degni di Rocco Siffredi e solo se sei papa;
5. Non sempre la vista di Dio è più aguzza di quella di Stalin.

Morale creativa?

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